19 LUGLIO: 35° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE SANDINISTA IN NICARAGUA

Condanniamo nella maniera più ferma il vile attentato ad alcuni pulmans di militanti sandinisti che tornavano a casa dopo la manifestazione “anniversario della rivoluzione popolare sandinista”.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle famiglie dei nicaraguensi uccisi ed ai feriti.
Coord. Associazione Italia-Nicaragua

  • Per chi non era ancora nato … … …
  • Per chi ha condiviso il sogno ma ha dimenticato … … …
  • Per chi continua a considerare la solidarietà internazionale “tenerezza dei popoli”.
Mai, prima, in America Latina una rivoluzione è stata così vicina agli ideali libertari (con l’eccezione di alcuni aspetti della Rivoluzione messicana), e con tante similitudini con la Spagna pre-Guerra civile, quella delle comuni agricole, che cercava di cambiare non solo un governo o le sole condizioni economiche, ma i rapporti tra gli esseri umani, sognando l’avvento di quello che il sandinismo definiva El Hombre Nuevo, così come Durruti parlava del “mondo nuovo che ci portiamo nel cuore”. Ho conosciuto quel Nicaragua, e vedendo com’è ridotto oggi, rimpiango il molto che, allora, era ancora possibile fare. Era stato l’unico paese a mettere in discussione la “necessità del carcere”, trasformando le prigioni in fattorie aperte, gestite come cooperative dove i semi-detenuti si dividevano il ricavato dei lavori, e mi capitò spesso di vedere folti gruppi di “condannati” andare a fare il bagno nel Gran Lago, accompagnati da una sola guardia, e disarmata. Del resto, la prima misura presa dal “governo di ricostruzione” fu l’abolizione non solo della pena di morte, ma anche dell’ergastolo, introducendo misure che avrebbero comunque ridotto enormemente l’uso di celle e sbarre”. (Pino Cacucci “Un po’ per amore, un po’ per rabbia” Feltrinelli, ‘08) – Facile giudicare con il senno del poi, certo. Resta il fatto che se al Nicaragua fosse stato lasciato il tempo di scegliere la propria strada, senza l’aggressione militare ed economia di cui è stato vittima, siamo convinti che il cammino del sandinismo sarebbe stato diverso, evitandogli le condizioni di sbandamento e le lotte intestine. E lo stesso sandinismo, avrà pur sbagliato per eccesso di ambizione ideologica e per difetto di realismo storico, a evocare la figura dell’uomo nuovo. Ma il bisogno era quello.
Per noi, dell’Associazione italia-Nicaragua, rimane “la certezza che si possa sbagliare dalla parte giusta” senza che questo significhi affatto che “loro” avessero ragione.
19 LUGLIO!!! UN’OCCASIONE IMPORTANTE PER ADERIRE ALL’ASSOCIAZIONE ITALIA-NICARAGUA

“NICARAGUA: 19 luglio 1979… … … archeologia lontana ???” 
Non bisogna osservare la civiltà capitalista nelle città, dove va in giro travestita, ma nelle colonie, dove passeggia nuda (Carl Marx). Solo che di quanto avviene nelle “colonie” ce ne dimentichiamo presto. Sono storie che cadono nell’oblio, ed apparentemente ingessate che parlano solo alla nostalgia e al tempo passato. Noi le guardiamo con sufficienza, con un benevolo sorriso, però c’è da domandarsi se quelle non erano la corrente calda” della storia. È valido anche per la  rivoluzione sandinista del Nicaragua (19 luglio 1979), così nota a chi ha fatto in tempo a viverla e così difficile oggi da rendere a parole; sembra archeologia lontana. Non a caso, chi ha creduto al sogno di un mondo diverso che è andato a pezzi, venendone travolto, ora guarda a quella stagione con un senso di amarezza, di illusioni perdute.Un piccolo popolo cercava di fare la sua storia, grazie alla spinta rivoluzionaria annientava una feroce dittatura durata 30 anni. Allora non c’era ancora internet ed i cosiddetti social media avrebbero ricoperto un ruolo decisivo nelle proteste e nelle insurrezioni solo dal 1994, con la rivoluzione zapatista. Quel 19 luglio fu come se d’improvviso la rabbia e la miseria non fossero più capaci di nascondersi, iniziarono a uscire attraverso gli sguardi, attraverso la voce, attraverso i corpi; e mentre le strade, di tutto il Nicaragua, si riempivano cambiavano, al riconoscersi occhi negli occhi, la paura, la frustrazione, la rabbia, si trasformavano in un groviglio informe e adrenalinico; fino a essere qualcosa di nuovo, ancora più forte.
Speranza. Travolgeva chiunque le capitasse a tiro, una valanga di emozioni cieca e implacabile, una freccia scoccata con precisione, pronta a conficcarsi nel cuore, senza chiedere permesso. A Managua, all’ingresso dei combattenti del Fronte Sandinista, la piazza cantava, ruggiva, migliaia di occhi, mani, sogni, respiravano assieme: era un animale vivo, che si muoveva. La folla che urlava reclamava giustizia sociale! Libertà! Dignità!
Speranza, passioni, sui volti d’insorti e combattenti nel nome dei diritti e della libertà. Nel clima della guerra fredda degli anni ‘80, l’originalità sandinista non avrebbe avuto spazio. Viene stretto un partenariato informale fra il Vaticano e gli Usa di Ronald Reagan per combattere il governo sandinista, che è  di ispirazione allo stesso tempo cristiana e marxista, per combattere fra le altre cose la “minaccia comunista” in America centrale. Il Nicaragua è pericoloso perché esporta un esempio… non si attacca il Nicaragua perché non è democratico ma affinché non lo sia” (dal Messaggio del Tribunale dei Popoli)

Così la rivoluzione popolare sandinista ci ha fatto toccare la sofferenza nella pietas, la verità nella follia, la bellezza nella miseria, la nonviolenza nella paura, la disperazione nella luce, l’immaginare l’utopia nel cuore della notte. Anche se alla fine il vincitore è stato ancora una volta il Golia statunitense. Resta il fatto che senza impeti rivoluzionari non succede niente, non solo nella vita politica, anche in quella personale. Finché un popolo non diventa soggetto della sua storia, la società non è umana, è alienante. Popoli che la violenza la subiscono per tutta la vita e non rispondono con la violenza ma con la solidarietà, con la lotta comune. Non c’è uomo comune che abbia senso di giustizia che non debba sentirsi dalla loro parte. Vale per sempre. Per questo durante i governi liberisti, che sono succeduti alla rivoluzione, abbiamo sostenuto le lotte delle organizzazioni popolari contro gli effetti devastanti del neoliberismo e delle multinazionali. Con l’avvento del governo Ortega, che ha posto fine a 16 anni di governi liberisti, le cose in Nicaragua sono certamente cambiate. Si parla del “quarto tempo del sandinismo” (dopo la vittoria del 1979, dopo l’aggressione americana e dopo il lungo esilio all’opposizione), caratterizzato dal nuovo “pragmatismo” di Ortega. “Pragmatismo” che non può che destare qualche interrogativo, dalla scesa a patti con l’estrema destra e con gli ambienti cattolici più conservatori, fino alla proibizione dell’aborto. Allo stesso tempo, il ripristino di un sistema educativo e sanitario gratuito, nonché il rafforzamento di accordi regionale con i paesi dell’Alleanza bolivariana per le Americhe (ALBA), ricalcano gli ideali sandinisti.

Mentre in Italia si arretra su tutti i fronti delle conquiste relative ai diritti e al lavoro, in Nicaragua si assiste ad una fase positiva in cui da una mancanza totale di garanzie e opportunità, si sta avanzando verso un miglioramento economico e verso un processo partecipativo e di riconquista dei diritti. Tutto questo richiede di ridefinire le modalità della nostra solidarietà in un momento così difficile in cui, da una parte, è più problematico raccogliere fondi e dall’altra la nostra Associazione, come più in generale il mondo dei movimenti e della sinistra, attraversa una fase molto travagliata. – Però, come ha scritto Eduardo Galeano, pur essendo bambini perduti nella tempesta, continuiamo testardamente a credere che la condizione umana non è condannata all’egoismo e all’oscena partita di caccia del denaro e che la solidarietà resta un valore inestimabile tra i popoli per la loro liberazione.

Infine ringraziamo tutti quelli che hanno rinnovato la loro iscrizione, e a tutti quelli che mancano ancora all’appello non possiamo che rinnovare l’invito: tesseratevi!!!


 

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