LA LOTTA CONTINUA, IERI & OGGI.

Viviamo un passaggio estremamente delicato in Italia ed in Europa. Ad ottobre ci sarà il referendum sulla riforma costituzionale, trasformato dal giovane cinico della politica italiana, in una sorte di plebiscito personale. È il corollario di quell’attacco che negli ultimi vent’anni (con la fine della cosiddetta Prima Repubblica) è stato portato prima alla  Resistenza e poi alla Costituzione. Le ragioni dei lager hitleriani e delle forche di Salò equiparati alle ragioni della libertà, della dignità e dell’etica della Resistenza. Scegliere fra Salò e la Resistenza era solo un po’ più impegnativo che scegliere fra le vacanze al mare o in montagna. Sentirsi dire che si deve provare “comprensione per le ragioni dei ragazzi di Salò”. Delle proprie intenzioni si risponde a se stessi, delle proprie azioni a chi le subisce. Proporre di apprezzare gli ideali di chi andò in montagna e di chi invece andò nelle milizie, per dar la caccia ai partigiani e agli ebrei e spartirsene le spoglie, è un’operazione cui nessuno è legittimato. Coloro che scelsero di schierarsi con le autorità di Salò si posero – ne fossero coscienti o meno – in continuità con chi riteneva legittima la rappresaglia sui civili per consolidare il proprio potere di occupazione; mentre chi fece la scelta opposta si pose – ne fosse cosciente o meno – a fianco di chi quell’occupazione aveva combattuto. Il discrimine tra antifascisti e fascisti sta nel fatto che i secondi difendevano, di fatto, il modello politico che aveva prodotto le camere a gas ed i forni crematori di Auschwitz, che i primi invece volevano cancellare dalla faccia della terra.

1 PartigianiL’attacco alla Costituzione è avvenuto sui suoi fondamenti istituzionali, dal lavoro alla pace: Articolo 1 “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, Articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come risoluzione delle controversie internazionali”, che è alla base delle stesse Nazioni Unite nate per salvaguardare le future generazioni dal flagello della guerra. Ed proprio per aver smarrito quei valori ci troviamo oggi in una situazione dove dilagano xenofobia, razzismo e quanto altro esiste di deteriore e di peggio, non solo in Italia ma a livello europeo, non solo tra i governi ma tra larghi strati della popolazione europea. La cartina di tornasole è proprio la drammatica vicenda dei migranti segnata da muri, fili spinati, crudeltà (piccole e grandi) gratuite. Ci chiediamo, è possibile che l’unica voce ragionevole sia quella del Papa che parla della peggiore catastrofe umanitaria dalla 2° guerra mondiale e soprattutto ricorda che è una tragedia in parte prodotta da noi. In una recentissima intervista, la filosa ungherese Agnés Heller afferma: <<Dopo la prima guerra mondiale e i primi anni venti la “nazione” – un concetto che ha un passato rivoluzionario – sconfisse l’internazionalismo proletario e le aspirazioni cosmopoltiche della borghesia e generò il fascismo (…) Questa crisi è un test di esistenza per l’Europa. Se gli Stati sceglieranno il bonapartismo e le rivendicazioni nazionalistiche e persino etniche, ai danni dell’universalismo della tradizione repubblicana e federalista, se sceglieranno il nazionalismo al posto della solidarietà, l’Europa resterà un insieme economico di Stati, senza identità politica>>. E questo può essere l’antefatto, non solo del ritorno ad un continente di piccole patrie, ma di un altro inferno. Possiamo amaramente constatare quando sia lontana l’Europa attuale da quella integrazione europea post-bellica pensata dal suo padre fondatore Altiero Spinelli.  2 Europa ImmigrazioneSe poi passiamo ad osservare l’America Latina progressista, dobbiamo amaramente constatare le sconfitte a ripetizione a sinistra: cocente in Venezuela, sterzata a destra in Argentina, crisi economica e politica in Brasile, con il “golpe istituzionale”. Una strategia, quest’ultima, simile a quella che, nel 2012, ha portato alla destituzione di Fernando Lugo in Paraguay, e nel 2009 a quella messa in atto dai militari contro il presidente Manuel Zelaya; e che si sta muovendo anche contro Maduro in Venezuela. Per le destre, si tratta di spostare l’asse delle politiche a favore dei grandi poteri internazionali, di azzerare le conquiste sociali in paesi che hanno registrato grandi cambiamenti. I maneggi di Washington però non bastano a spiegare questo affanno. Dopo un periodo di allontanamento, i dirigenti progressisti riusciranno a tornare a fare corpo unico con i movimenti sociali? E questi ultimi, riusciranno a far rinascere la speranza? Intanto negli Stati Uniti, il prevedibile scontro per le elezioni presidenziali, tra Hillary Clinton e Donald Trump non lascia presagire nulla di buono. Le sole parole sensate le abbiamo sentite dal “socialista” Barnie Sanders: “Non credo che la nostra funzione sia quella di far cadere piccoli governi nel mondo”, chiaro riferimento ai “tentativi di invadere Cuba, di far cadere il governo Sandinista del Nicaragua e quello del Guatemala”, ricordando le implicazioni nordamericane nel golpe cileno. Ha spiegato che, negli anni ’80, si è recato in Nicaragua e che si è opposto agli “sforzi” del governo di Ronald Reagan (1981-1989) per “tombare il governo sandinista”, così come si era opposto all’ex segretario di Stato Henry Kissinger per il suo intervento contro il Cile di Allende l’11 settembre del 1973. Auguriamo perciò a Sanders di arrivare alla convention del Partito democratico da protagonista. È in questo contesto che vogliamo commemorare l’anniversario della rivoluzione sandinista in Nicaragua, del 19 luglio 1979. Chi ricorda quegli anni sa che la rivoluzione costituì una speranza e un esempio per l’umanità intera, e resta uno degli episodi più luminosi nella storia della liberazione di tutti gli esseri umani. E ricordare l’esperienza sandinista è altresì ricordare l’indimenticabile Giulio Girardi.3 Giulio Girardi“È stato probabilmente uno degli intellettuali italiani della seconda metà del XX secolo più importanti nel mondo; migliaia di persone hanno cambiato la propria vita leggendo le sue opere, il suo nome e ricordato e benedetto a Cuba come in Nicaragua come nel Chiapas. Ma neanche una tomba o un pezzo di marmo lo ricorda. Le sue opere sono disperse in tante e diverse case editrici, e non esiste alcun progetto di loro riedizione sistematica, il suo archivio personale non esiste più, i suoi inediti (che certamente vi furono) sono dispersi, nessuno attualmente lavora a una sua biografia (che sarebbe bellissima e utilissima) e nemmeno a una bibliografia sistematica dei suoi scritti, nonostante gli sforzi affettuosi di Bruno Bellerate che accolse Giulio in casa sua negli ultimi, dolorosi, anni di malattia e solitudine (e che ora ha costruito un sito web dedicato a Giulio).  Certo, Giulio, e vivo e vivrà per sempre nel cuore di chi lo ha conosciuto (…) Ma questo non può certo bastarci perché parliamo di grandi intellettuali che hanno affidato la loro sopravvivenza anche ad opere filosofiche, teologiche, politiche, e queste opere chiedono di poter vivere fur ewig al di fuori dei nostri cuori. Passato l’attimo delle lacrime penso che sarebbe un modo giusto di piangerli discutere operativamente dei compiti che la morte ha trasferito su tutti/e noi” (Raul Mordenti).4 Musolini SomozaPer tutto questo la nostra lotta continua, ieri come oggi, contro l’alleanza dei dittatori Mussolini-Somoza, contro la guerra e le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Ci rivediamo a settembre e… TESSERATEVI!!!

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