CONSERVARE PIETAS E& HUMANITAS

Le recenti elezioni politiche non hanno fatto altro che fotografare i pessimi umori del paese. Un paese diviso a metà tra Lega e 5Stelle è lo specchio della società che il voto ci restituisce. Per chi segue la vita politica dalle strade della città, dei paesi, quotidianamente si scontra con una deriva reazionaria che puzza di nostalgie fasciste e demagogia populista razzista; in un misto di paura e rabbia. La speranza è far piazza pulita dello straniero invasore quasi che crisi, disoccupazione alle stelle, mancanza di prospettive fossero davvero colpa di profughi e immigrati. Ributtarli a mare. Un orrore che chiunque sia onesto intellettualmente sa che non solo è impraticabile, ma non serve a niente. La tragedia migratoria si risolve solo agendo sulle sue radici. Mettendo fine a guerre e neocolonialismo predatorio. Mettendo fine al muro che divide il Sud dal Nord del mondo.
Follia pura, figlia di pseudo giornalismo e fallimenti di un centrosinistra incapace della benché minima risposta ai grandi problemi dell’Italia. Che cosa può esserci più a destra delle politiche governative del centrosinistra? Più a destra dell’attuale gestione sull’immigrazione, sulla cosiddetta “sicurezza”? E del Jobs Act? E del massacro di ciò che resta della scuola pubblica? E del cinico depotenziamo della legge sulla tortura? E dell’affossamento dello ius soli? E della pietra tombale calata sulla riforma del sistema penitenziario? È vero che al peggio non c’è mai fine, ma cos’altro vogliamo, le leggi razziali?
Così nell’immaginario della nostra gente i migranti sono divenuti tutti nemici, criminali, assassini e stupratori. Poco importa che il femminicidio sia vergogna di tutti e tutto il mondo. Niente sembra poter far argine a questa penosa deriva della mente collettiva. L’aver scimmiottato la destra peggiore, come fatto dal Pd di Renzi da pallido partito socialdemocratico a formazione di destra conclamata, fa vincere la destra vera. Si preferisce l’originale alla copia. Così anche noi ora abbiamo un bel partito lepenista (la Lega sovranista, protezionista e xenofobica) da combattere, come in Europa.1Quanto agli altri vincitori, il 32% dei 5Stelle, non è facile attribuire un orientamento politico; una forza populista cantrice del superamento dei vecchi schemi “destra e sinistra”, con le caratteristiche di un movimento antisistema. Non promettevano posti di lavoro, hanno mostrato di praticare una politica anticasta con i rimborsi, si battono per un reddito minimo (con una formulazione discutibile), si presentano soprattutto, ahimè, come angeli senza passato. Il “fascismo buono” di Roberta Lombardi o l’attacco di Luigi Di Maio alle Ong, impegnate nel recupero dei migranti nel Mediterraneo, con l’accusa di essere “taxi del mare”, non hanno minimamente scalfito il consenso elettorale. Sarebbe comunque il caso di interrogarsi su cos’ha fatto del Movimento 5 Stelle la prima forza politica. Possiamo stigmatizzarne la rozzezza, il moralismo d’accatto, l’incerta affidabilità democratica, peraltro condivisa con altri protagonisti della contesa politica. Ma l’analisi dei dati elettorali parla chiaro. Né i 5 Stelle sono una calamità naturale, né il terzo più o meno dei votanti che ne ha fatto il primo partito italiano sono degli imbecilli. A meno di non voler regalare alla marea nera anche gli 11 milioni di cittadini a 5Stelle. Resta il fatto che per la prima volta due diversi populismi “dal basso” (il nord legista e il sud grillino) ma uniti contro la classe dirigente (i populismi “dall’alto” di Berlusconi e di Renzi) si sommano senza elidersi, e fanno un blocco sociale inedito, cementato in primo luogo dall’arroccamento contro i migranti. “Le ironie della storia non finiscono mai: il programma gramsciano dell’alleanza progressista e rivoluzionaria fra nord e sud si realizza nel suo contrario” (Ida Dominijanni). Quanto alla sinistra che si era presentata al voto divisa tra un tentativo unitario (Liberi e Uguali) e uno identitario (Potere al Popolo) è andata peggio del previsto, con risicate percentuali che la confinano in una modesta enclave, che rischia di rinviare a improbabili tempi migliori il discorso per ricostruire un nuovo soggetto politico, per una costituente per l’alternativa. Per i più pessimisti, centrosinistra e sinistra non solo sono in frantumi, ma consegnati forse agli archivi della storia.2Siamo spaventati, oggi, perché quello che hanno definito il “cambiamento” (l’inizio della terza repubblica post-ideologica come annuncia Di Maio) ci evoca solo incubi e paure, perché nasce proprio da incubi e paure; perché cresce dalla rabbia, dal desiderio di rivalsa, dal vuoto di valori, dall’incapacità di socializzare, dalla deriva individualista, dal rifiuto della memoria, dall’abitudine a demandare.Siamo spaventati oggi, nel vedere in faccia la realtà italiana, fascista e nazionalista. Esplicita nella coalizione vincente e serpeggiante nel maggiore partito. Ma la malattia non è nuova né recente, nuova e recente è la totale mancanza di anticorpi, a iniziare dalla sinistra. Allo stato attuale “accettiamo” l’ineluttabilità di ciò che è maggioranza. Il nuovo volto e anima dell’Italia piegata a questo cambiamento si mostra per quel che veramente è, senza trucco né travestimento, col volto sfigurato e l’anima corrotta. Forse questi sono il volto e l’anima che in fondo ha sempre avuto. Oggi, stare dalla parte degli ultimi, sposare ciò che è più giusto essendo solo minoranza, è certamente più difficile di ieri. Noi però obbediamo alla ragione, alla verità, alla giustizia, all’equità, alla reciprocità, alla coerenza e a tutto quel che idealmente fa di noi degli esseri umani degni di esserli. Continuiamo a pensare a un volto e un’anima dell’Italia culla di bellezza, accoglienza, cultura, solidarietà, che rilancia lo sviluppo, l’integrazione, la pace sociale e non a un luogo di razzisti, fascisti, populisti e intolleranti che prosperano e speculano sul conflitto e sulle macerie umane.3Dopo il 4 marzo non ci aspetta una tiepida primavera, piuttosto un gelido inverno fuori stagione e sarà lungo. Parole come uguaglianza e solidarietà, seppur sempre “viventi” nell’animo delle persone, non riescono a tradursi in obiettivi politici; hanno perso di efficacia, sono state ridotte a simulacri di se stesse, accusate di un ridicolo conservatorismo, e a uso esclusivo di anime belle, minoranze afone in un deserto di socialità. Ci attendono compiti gravosi ineludibili. “Difendere la costituzione democratica e antifascista del nostro paese. Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani. Difendere il mondo vivente, casa comune dell’umanità. Opporci alla guerra e a tutte le uccisioni. Opporci al razzismo e a tutte le persecuzioni. Opporci al maschilismo e a tutte le oppressioni. Riproporre il fine della piena occupazione e della protezione sociale universale. Riproporre il diritto di tutte e tutti alla casa, alla salute e all’assistenza, allo studio e al sapere, al lavoro e al riposo, a una vita degna e solidale, alla sicurezza e al benessere, alla condivisione dei beni e del bene. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni” (Peppe Sini, “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo).5 tessera.2018Il concetto di solidarietà, che implica ad un tempo il riconoscimento dell’uguaglianza e della irriducibile differenza dell’altro, può essere una buona misura nella lotta contro il dominio e per la libertà. Solidarietà come arma contro ogni forma di sfruttamento e aggressione. Perché “Là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana” (Jannis Ritsos). Per questo ancora una volta vi chiediamo di tesserarvi all’Associazione Italia-Nicaragua, contro tutti i razzismi, discriminazioni, nazionalismi, fascismi e altre patologie. Per conservare pietas e humanitas.

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