5×1000 anche per il 2023


CERTE SCELTE SONO SEMPLICI

Dona il tuo  5 per 1.000 all’ASSOCIAZIONE ITALIA-NICARAGUA Circolo di Viterbo, (Itanica Viterbo OdV) per sostenere la Solidarietà Internazionale “Tenerezza dei Popoli”

Se non hai già una Associazione o un Ente di Ricerca a cui sei particolarmente legato, ti chiediamo di destinare il 5 per mille alla Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo (itanica Viterbo OdV).

Nella prossima dichiarazione dei redditi basta firmare nel riquadro dedicato al “ Sostegno degli enti del terzo settore iscritti nel RUNTS,di cui all’art. 46, c. 1 del d.lgs 3 luglio 2017, n. 117…” e scrivere il numero di codice fiscale dell’Associazione Italia-Nicaragua (Itanica Viterbo OdV)

90068210567

Anche la più piccola quota versata è determinate, essendo il nostro lavoro totalmente volontario. I contributi raccolti verranno utilizzati, come negli anni passati, a sostegno dei nostri progetti di solidarietà con il popolo del Nicaragua. In particolare a favore del progetto “La Mascota”, Ospedale Nazionale Pediatrico di Managua, che riceve e ospita con dignità le bambine e i bambini che stanno lottando contro il cancro e li aiuta a guarire grazie anche alle cure del personale specializzato. Nel 2023 si proseguirà con il rinnovo delle strutture dell’Ospedale: – la ristrutturazione del laboratorio per la diagnostica e della farmacia, rifacimento del Day Hospital & del padiglione B, saranno completati i reparti di degenza; – finanziamento della retribuzione dell’assistente sociale che assiste le famiglie dei bambini in cura; – il finanziamento di borse di studio per la specializzazione dei medici dell’ospedale. . Maggiori informazioni  http://www.amca.ch/ e www.comitatomarialetiziaverga.it.

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CERTE SCELTE SONO SEMPLICI … … …

Esistono questioni che necessitano di una risposta su scala planetaria: catastrofe ecologica, le guerre, povertà e crescita delle disuguaglianze, ad iniziare da quella di genere. Questioni che non possono più essere declinate in chiave nazionale, ma ripensate a livello globale, come la pace. Perché la pace, il minimo comun denominatore dei diversi modi degli essere umani di intendere il proprio bene e di ricercare la propria felicità, è debole di fronte ai meccanismi delle forze in atto scatenate dalla guerra. Ma proprio perché la pace è così fragile non possiamo permetterci di farne a meno. Se è una cosa giusta non può essere una guerra. Il fine non giustifica i mezzi e i mezzi sbagliati danneggiano il fine. “Finché non pensiamo la pace tanto intensamente da materializzarla, ci ritroveremo tutti (…) in un’unica tenebra” (Virginia Woolf).  Misurarsi su proposte di pace e di convivenza vuol dire anche interpretare al meglio le preoccupazioni, lo smarrimento, le paure dei cittadini europei e impedire che se ne appropri la destra. Alla fine potrebbero essere le destre, maestre del populismo, a riprendere lo scettro del governo della paura. Qualcosa di molto simile è già avvenuto da noi. L’Italia non è solo un Paese che ha conosciuto il fascismo. È il Paese in cui il fascismo è nato. In cui il comunismo non ha prodotto i gulag, ma la resistenza. Ora abbiamo un governo con un partito maggioritario che ha rivendicato con orgoglio la propria origine. Si insedia dopo anni di campagne di stigmatizzazione e criminalizzazione del comunismo, contro una parte del mondo politico che, anziché ribattere, diceva “Siamo d’accordo con voi, anzi, i ragazzi di Salò sono bravi ragazzi!”. Non c’è da stupirsi: gli eredi del fascismo sono arrivati al governo traendo profitto da una svolta culturale profonda. Così, le intenzioni del governo di destra estrema-destra al potere sono note: l’accoppiata presidenzialismo e autonomia differenziata. Eleggere direttamente il Presidente della Repubblica (obiettivo perseguito sin dal tempo del MSI) e autonomia differenziata, trasferire vaste competenze in tema di diritti fondamentali dallo Stato centrale alle regioni (versione temperata delle tendenze secessioniste della originaria Lega bossiana). Riforme profonde in tandem che ci consegnerebbero ad una nuova Repubblica. Non sono le parole a mancare, sono tutte quelle scolpite nella nostra storia, siamo i figli di Primo Levi, uno dei pochissimi ebrei tornati da Auschwitz, liberati dai sovietici dell’Armata Rossa, siamo figli di quella storia tremenda in cui il fascismo, alleato del nazismo, aveva cacciato un’intera generazione; sono tutte parole collocate nella nostra Costituzione tra i principi fondamentali che devono essere realizzati: eguaglianza, libertà, solidarietà, lavoro, emancipazione, diritti civili e sociali, rappresentanza politica, giustizia sociale, dignità della persona, laicità, autonomia, sviluppo delle cultura e tutela dell’ambiente, internazionalismo, pace e ripudio della guerra.

Semplificheremo anche troppe le cose, ma crediamo che i rapporti tra i popoli possono esseri basati sulla solidarietà; questa espressione “ternura” che è ancora portatrice della delicatezza, della tenerezza, di un mondo gentilmente umano: della cura paziente dell’affettività. Così, siamo ancora qui, espressione di quella forza gentile che esclusivamente può impedire la sconfitta, davanti alla brutalità dei tempi. Di quella gentile resistenza al disastro nazionale, che ci permetta di sollevare un pò lo sguardo dalle macerie in mezzo alle quali camminiamo. Consapevoli che quando si parla di solidarietà ci sono due strade: sembrano simili, in realtà vanno in direzioni opposte. Una solidarietà che ha degli aspetti positivi ma che si limita all’assistenzialismo, e in questo modo conferma, anzi rafforza, il sistema economico dominante di sfruttamento, il neocolonialismo sui diseredati del mondo. La strada da percorrere è quella della solidarietà liberatrice (Giulio Girardi), che mette in discussione il neoliberismo. Dom Hélder Càmara, il grande vescovo di Olinda e Recife, aveva capito tutto: “Quando do da mangiare ai poveri, diceva, mi battono le mani; quando domando perché i poveri hanno fame, mi chiamano comunista”. “Io non credo nella carità. Credo nella solidarietà. La carità è verticale, quindi umiliante. Va dall’alto verso il basso. La solidarietà è orizzontale. Rispetta gli altri e impara dagli altri” (Eduardo Galeano).

La solidarietà internazionale rappresenta qualcosa di più di una affermazione formale, rappresenta la base ineliminabile del funzionamento minimo dell’umano, quello che “gira” a prescindere dal pil, dallo spread, dal crash e dal mibtel. La solidarietà fa parte di quelle cose che non possiamo permetterci di perdere, senza perdere nel contempo anche la nostra umanità. Come dimostra l’epidemia del coronavirus, i mali che affliggono un’altra popolazione, anche se lontana, ci riguardano e, prima o poi, presentano il conto se non saremo capaci di reagire costruendo un tessuto di solidarietà tra i popoli. Crediamo di vedere ancora una vita futura, nonostante i tempi brutali per tutti. Così cerchiamo faticosamente di mantenere un minimo di informazione su quanto avviene in Nicaragua, sul Centroamerica e l’America Latina. Ed è per questo che siamo di parte, certo, ma forse non dalla parte sbagliata. (Aprile 2023)