Tessera 2024

CAMPAGNA TESSERAMENTO ANNO 2024

Il fiore della Pace crescerà sul terreno della Solidarietà Internazionale

“Ma i secoli e la vita che sempre si rinnova hanno generato anche una generazione di amanti e sognatori;

uomini e donne che non hanno sognato la distruzione del mondo, ma la costruzione del mondo delle farfalle e degli usignoli”

( “I portatori di sogni” Gioconda Belli, scrittrice e poetessa nicaraguense)

TESSERARSI … è un modo concreto di sostenere i nostri PROGETTI in NICARAGUA:

  • Sostenere l’Ospedale pediatrico La Mascota di Managua, il più importante ospedale per bambini del paese, specializzato nella cura della leucemia
  • Finanziare lo studio sull’Insufficienza Renale Cronica nel municipio di Malpaisillo;
  • Appoggiare il Copinh (Honduras) per la verità e giustizia per Berta Caceres, e le radio comunitarie che svolgono un compito fondamentale nella lotta di rivendicazione dei diritti e nel progetto di costruzione di un’alternativa politica e sociale in Honduras.

COSTO della TESSERA:

  • SOCIO €. 20,00 (VENTI/00)

VERSAMENTI CONTO CORRENTE POSTALE:

CC N°87586269 intestato ad ASSOCIAZIONE ITALIA-NICARAGUA di VITERBO, Via Petrella 18, 01017 Tuscania (VT) (tel 0761.435930)

VERSAMENTI TRAMITE BONIFICO BANCARIO:
Codice IBAN Banco Posta: IT42 Z076 0114 5000 0008 7586 269 intestato AssociazioneItalia – Nicaragua Via Petrella, 18 – 01017 Tuscania (VT) .

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“TENEREZZA dei POPOLI”

Te lo dicevo che la solidarietà / è la tenerezza dei popoli. / Te lo dicevo dopo il trionfo, / passati ormai i tempi duri di battaglie / e pianti; / ora ricordo cose che accaddero là fuori / quando tutto era sognare e sognare, da svegli e addormentati, / senza stancarci mai di cementare il sogno, / finché non fu più un sogno, finché vedemmo le bandiere / rosso-nere / ondeggiare – davvero – su case, casette, / capanne, / alberi della strada, e pensammo a tutto / quello che ci era toccato vivere / ed era come un grande rompicapo di rabbia e fuoco / e sangue e speranza. (Gioconda Belli – da Truenos y arcoìris – 1982)

UNA TESSERA PER IL 2024!

Il mondo, di anno in anno, è sempre più immondo. La dose quotidiana di ferocia, sangue, morte sta diventando, di mese in mese, di ora in ora, intollerabile. Non se ne può più. Qualcuno ricorderà la foto straziante di questa estate, ha fatto il giro del mondo, Fati Dosso, la madre, e la sua bambina Marie, morte nel deserto dove le autorità tunisine le avevano abbandonate. Nel Mediterraneo come nel deserto, non si muore per caso, ma a causa delle politiche di morte che le istituzioni, nelle loro diverse articolazioni internazionali, nazionali e locali hanno scelto come reazione al movimento delle persone. A dire che il problema sono gli scafisti (la narrazione degli “scafisti trafficanti di esseri umani” serve a cancellare le vere cause di un fenomeno epocale) oggi non è solo la Meloni, ma un’intera classe politica europea cinica e senza vergogna. Tanto questi morti non toccano più nemmeno le corde delle nostre emozioni. Intorno a queste autentiche tragedie umane è come fosse calata una cappa di assuefazioni. Come se si fosse superato un punto di non ritorno. Una civiltà dell’orrore e del “disumanesimo”, a partire dal linguaggio razzista istituzionale quello degli “sbarchi selettivi” e dei “carichi residuali”. Chi osa attraversare i confini deve restare nessuno, poiché “nessuno” può attraversarli, “nessuno” muore. Se non sentiamo la sofferenza dell’altro significa che siamo diventati delle belve. La sorte dei migranti è una delle grandi tragedie di questo inizio di ventunesimo secolo. Bisogna denunciare con ancora più forza i responsabili, dalla fortezza Europa che lascia annegare le persone al largo delle sue coste, alla Tunisia che le manda a morire di fame e sete nel deserto, all’Arabia Saudita che non esita a sparargli. Dobbiamo cambiare rotta e in un sussulto di dignità affermare che ogni legge sull’emigrazione-immigrazione, anche la più tollerante, è di per se stessa immorale, perché ogni donna e ogni uomo hanno il diritto di porre la loro residenza su questo pianeta dovunque essi vogliono. Dobbiamo cambiare rotta ed uscire dalla follia della guerra. Quella a cui stiamo assistendo, e a cui abbiamo assistito in questi ultimi tempi, è l’esercizio più violento del potere. La prova di un mondo rassegnato, (concreto è il rischio di sentirsi schiacciati dagli avvenimenti e per usare le parole di Machiavelli  “più pronti al male che al bene”), in cui è impossibile qualsiasi forma di clemenza.  Forse non abbiamo neppure il coraggio di sognare un mondo migliore, o semplicemente meno crudele e sanguinario, perché alla fine lo riteniamo impossibile. La guerra non ha mai smesso ovviamente di affliggere il mondo, ma l’orrore e il ripudio nei suoi confronti è scomparso nel caos sistemico che ha caratterizzato le relazioni internazionali negli ultimi 25 anni. Il desiderio di vendetta che ha investito gli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York non ha avuto freni: le invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq (che non c’entrava nulla con il terrorismo di al-Qaeda) ne sono state la prima prova. Putin prima in Cecenia e poi in Ucraina, scatenando una guerra impossibile da vincere è stata una seconda prova. (Prima parentesi. Con l’apertura del fronte ucraino è tornata, più potente di prima, la retorica bellicista, giustificativa, eticamente ricattatoria: “Da che parte stai?” … “Se sei per la pace, sei con l’aggressore” … e via così, di semplificazione in semplificazione: “Siete per la democrazia e bombardamenti israeliani o simpatizzate  per i palestinesi e terrorismo?”). Hamas che fa la guerra a una potenza nucleare come Israele massacrando i civili di un kibbutz di frontiera e decine di giovani riuniti per un rave party, ne è un’ulteriore conferma. E il desiderio di vendetta di Israele, (Seconda parentesi. Com’è possibile che le azioni di Vladimir Putin in Ucraina siano considerate giustamente crimini di guerra mentre l’attacco a Gaza e la negazione di viveri, acqua ed elettricità a un popolo assediato da Israele non siano considerati una punizione collettiva, un crimine di guerra?), dove nessuno ha un’idea su come politicamente potrebbe finire la guerra, è la realtà di questi giorni.

Al momento in cui scriviamo il conflitto israeliano-palestinese tocca picchi di violenza inediti. Gaza da prigione a cielo aperto è diventata una tomba a cielo aperto. Hamas il 7 ottobre scorso ha commesso atrocità, ma la punizione collettiva inflitta da Israele a 2,3 milioni di palestinesi, di cui quasi metà sono bambini, deve finire. Prioritario impedire un’altra Nakba (l’espulsione dell’80% della popolazione palestinese nel 1948, fatto storico che Israele non ha mai ammesso di aver commesso, insistendo nella fuga volontaria dei palestinesi 75 anni fa), possibilità drammaticamente reale, mentre un altro olocausto resta una traumatica allucinazione. Gli israeliani sono feriti e sconvolti dalla brutalità del peggior attacco subito nella storia del Paese; ma la giustizia dovrebbe essere amministrata all’interno di un quadro istituzionale, non devono essere i palestinesi innocenti a pagare. I crimini degli uni non giustificano i crimini degli altri, si rischia di finire intrappolati in una spirale in cui ognuno cerca di vendicare un torto. Hamas si nutre certamente della disperazione prodotta dall’occupazione, ma anche dell’ambiguità di Netanyahu che nel 2019 in un incontro con gli esponenti del Likud al parlamento, ha affermato: “Chiunque voglia contrastare la creazione di uno stato palestinese deve sostenere il rafforzamento e il trasferimento di denaro a Hamas”. Si tratta di centinaia di milioni di dollari da parte del Qatar. Detto in parole semplici, finché, il gruppo fosse stato al potere a Gaza non ci sarebbero stati negoziati sullo stato palestinese. Davanti al sadismo di Hamas (i veri movimenti di liberazione non si fanno trascinare in atti terroristici contro i civili), come non pensare all’osservazione di Frantz Fanon secondo cui “il colonizzato è un perseguitato che sogna continuamente di diventare persecutore”.  Se si continuano a confondere i popoli con i loro governi, se non si riesce a fare una distinzione fra ebraismo e stato d’Israele, fra civili palestinesi ed Hamas, si rischia di doversi rassegnare alla trasformazione di una questione politica in un macabro banchetto per estremisti religiosi e identitari. Così cresceranno nei decenni futuri i semi dell’odio reciproco e della negazione dell’altro. Una generazione dopo l’altra. Un funerale dopo l’altro.

Da sempre, come Associazione di solidarietà internazionale (che è la forma primordiale, disinteressata e istintiva di amore), crediamo nell’idea che quello che succede nel mondo ci riguarda da vicino, perché i destini di tutti noi sono incrociati e legati. Scrive Yuval Noah Harari, storico e protagonista del movimento democratico israeliano: “Coloro che in Europa hanno il privilegio di non patire direttamente il dolore, di non vivere sotto i missili e le bombe, di non sentirsi fragili (…) hanno il dovere di tenere alta la bandiera della saggezza e della ragione”. Per questo riaffermiamo che la solidarietà con il popolo palestinese non è vera solidarietà se non è anche solidarietà con la popolazione israeliana. La solidarietà con la popolazione israeliana non è vera solidarietà se non è anche solidarietà con il popolo palestinese. Nessuna uccisione è mai lecita. La violenza non è mai liberatrice. Cessi ogni minaccia e aggressione allo stato e alla popolazione di Israele. Cessi ogni violenza sul popolo palestinese e nasca immediatamente lo stato di Palestina. Pace, disarmo, smilitarizzazione. Salvare le vite è il primo dovere. Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni. Solo la nonviolenza può salvare l’umanità dalla catastrofe (copyright Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la di fesa della biosfera di Viterbo). Quanto all’Italia, la lunga marcia verso l’autoritarismo è in atto. Sembra che l’opinione pubblica non si renda conto dell’impatto che abbiamo con “questo” governo, regolarmente – e quindi democraticamente – eletto dal popolo: è intrinsecamente anomalo. Ad iniziare dal disegno riformatore fatto di premierato autoritario e plebiscitario, in sinergia con l’autonomia differenziata, uno stravolgimento della Costituzione su due cardini: lo stato unitario e la Repubblica parlamentare. Non ha vinto l’opposizione della destra, ha vinto Giorgia Meloni che non ha avuto né ha nessuna intenzione a negare l’identità sua e dei suoi sodali: il Movimento Sociale, Alleanza Nazionale o Fratelli d’Italia hanno sempre mantenuto alla base del loro essere “la cultura fascista”, che non è “la destra reazionaria”, ma l’ideologia che la Costituzione condanna (copyright Giancarla Codrignani). Ed ancora le parole di Edith Bruck: “Da figlia adottiva dell’Italia, che mi ha dato molto di più del pane quotidiano, e non posso che essergliene grata, oggi sono molto turbata per il Paese e per l’Europa, dove soffia un vento inquinato da nuovi fascismi, razzismi, nazionalismi, antisemitismi, che io sento doppiamente: piante velenose che non sono mai state sradicate e buttano nuovi rami, foglie che il popolo imboccato mangia, ascoltando le voci grosse nel suo nome, affamato com’è di identità forte, urlata, e italianità pura, bianca; che tristezza, che pericolo”.

Ci aspettano tempi difficili ma noi ci siamo e intendiamo continuare ad esserci. Noi minuscola Associazione Italia-Nicaragua nata a sostegno della rivoluzione popolare sandinista in Nicaragua, che il 19 luglio 1979 abbatté la dittatura somozista e che per almeno 10 anni fu una delle esperienze di liberazione più luminose del Novecento. Poco ci piace del Nicaragua attuale, di un partito il Frente Sandinista che da libertario si è fatto partito-Stato sotto il ferreo controllo della coppia Daniel Ortega e Rosario Maurillo. Crediamo che la trasformazione sociale di un Paese non può essere il risultato della politica estera di un altro Stato e che è suicida affidarsi agli Stati Uniti di Biden per sperare in un futuro incoraggiante per il Nicaragua. Crediamo che  il futuro del Nicaragua sia elusivamente nelle mani del popolo nicaraguense, in particolare nella base del Frente Sandinista, dei tanti che ancora non sono stati cooptati nella nuova religione ufficiale, che sono sconcertati dalla deriva attuale (come lo erano già prima del  2018), a loro spetta il compito storico di lottare su due fronti: contro la destra becera e troglodita, finanziata da Washington, impedendole di trasformarsi in un movimento di massa, o peggio ancora di innescare una folle guerra civile, e contro chi ha tradito gli originari ideali di Sandino, promettendo a milioni di persone di realizzarli … mañana, non oggi. È necessaria quella trasformazione mille volte promessa ma mai iniziata, mettendo in soffitta le fantasie complottiste che pretendono di spiegare tutto senza spiegare nulla, recuperando la storia e rifondando il Frente Sandinista sulla sua tradizione ideale, per poter avviare la trasformazione socio-politica ed economica del Paese a partire dalla creazione di istituzioni realmente dirette dal basso, da quel Pueblo Presidente che oggi è solo uno slogan del tutto vuoto di sostanza. Non dovrebbe essere poi così difficile accettare la critica all’attuale governo nicaraguense, senza però giustificare l’interventismo Usa. Non è vero che quelli che criticano sono tutti venduti all’imperialismo yanqui. è una scelta meno facile e rassicurante di chi vede tutto bianco o tutto nero, senza sfumature; finendo così con il rompere le uova nel paniere di entrambi e se alla fine non ci rimarrà neanche una tessera, pazienza.

Intanto vi chiediamo di dare una mano ai progetti di solidarietà con il popolo del Nicaragua. La solidarietà è fatta di tante piccoli azioni concrete, come continuare a sostenere le attività per i piccoli pazienti del reparto di oncologia pediatrica dell’Ospedale La Mascota di Managua. Un progetto che ha un respiro internazionale, iniziato più di 35 anni fa dall’Associazione svizzera per l’aiuto medico al Centro America (AMCA), in collaborazione con il Comitato Maria Letizia Verga di Monza. Finalmente si è concluso il processo di ammodernamento dell’area oncologica con l’inaugurazione di un nuovo padiglione per 24 pazienti con leucemia. Più della metà dei bambini diagnosticati con tumore può essere curata e il raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile del 60% di bambini curati sembra raggiungibile. Il grande obiettivo è far sì che i piccoli pazienti completino con successo il loro trattamento. Ogni contributo, versato per questo progetto, anche se piccolo, ha per noi e le bambiine e i bambini della Mascota un valore immenso. Vi chiediamo, consapevoli dell’insostenibile costo quotidiano della vita, di tesserarvi perché non è solo un gesto di solidarietà, è un modo concreto per sostenere il presente e il futuro dell’Associazione. Le tessere sono segni forti di fiducia. Viviamo solo del denaro che arriva con le tessere e il 5×1000, cui aggiungiamo il lavoro gratuito e la passione. Non è retorica, non abbiamo altro tipo di finanziamento. È un piccolo miracolo, in questa Italia triste e scoraggiata. Chi non s’iscrive non fa nulla di male, ma bisogna sapere che è un gesto di sottrazione. Crediamo che un tentativo collettivo vada fatto, alla fine magari fra un anno ci arrendiamo, ma è meglio arrendersi tutti assieme piuttosto che ognuno per conto suo. Non solo, se il bollettino “Quelli che Solidarietà” (con i suoi costi, dalla stampa al confezionamento busta cartacea, alle spese postali spedizione) può uscire con i suoi sei numeri (ogni volta che arriviamo alla fine dell’anno ci chiediamo come siamo riusciti a farcela) è perché ci sono soci che si concedono il piccolo lusso di versare qualcosa in più del tesseramento. Certo esiste la possibilità di passare alla pubblicazione on-line, ma la nostra è una difesa convinta dell’utilità di un testo cartaceo. Il mezzo usato non è indifferente e la velocità cui siamo indotti, l’usa e getta del mondo digitale (internet tutto brucia, pensieri e dimensione interiore) sia uno dei fattori di crisi messi in discussione dal coronavirus. Non siamo contrari ai social, alle nuove tecnologie, da anni si è aggiunto al bollettino cartaceo il sito blog (anche mantenere attivo un sito online ha i suoi costi). Cartaceo e digitale costituiscono due modalità diverse ma complementari di essere Associazione Italia-Nicaragua. Ringraziamo tutti quelli che hanno continuato a seguirci con affetto e fiducia, nella nostra piccola grande impresa, di chi crede in una società non escludente, ma giusta e solidale. “Noi non contiamo niente ma dobbiamo operare come se tutto dipendesse da noi” (Santa Teresa di Lieseux). Perché vi è una sola umanità in un unico mondo vivente, casa comune dell’umanità intera.

Anticipatamente auguri di un sereno Natale e di felice Anno Nuovo con il Nicaragua nel cuore, sempre!