L’Alba dell’Avvenire. Socialismo del XXI secolo.

L’Alba dell’Avvenire. Socialismo del XXI secolo
‘ALBA DELL’AVVENIRE. Socialismo del XXI secolo e modelli di civiltà dal Venezuela e dall’America latina. A cura di Marinella Correggia e Claudia Fanti.
EDIZIONI PUNTO ROSSO, Milano 2007, pp. 160, euro 11 (Via G. Pepe 14, 20159 MILANO; Telefono 02/874324 – Fax 02/875045 – e-mail: edizioni@puntorosso.it – www.puntorosso.it)

La primavera germoglia in America Latina salverà il mondo? È difficile dirlo. Ma è certo che il sogno di un cambiamento di modello su scala planetaria sembra più vicino là che non in Occidente.
Gli esperimenti politici e sociali in corso nell’ex giardinetto degli Usa hanno certo una portata mondiale e ci interrogano. Anche se non tutti i paesi di quel continente ne fanno parte.
In prima fila per mezzi e decisione c’è il Venezuela bolivariano e ora “socialista”. In virtù soprattutto di tre sue proposte centrali, che sono i tre assi di questo libro: l’Alternativa bolivariana para las Americas (integrazione solidale fra nazioni); l’uso sociale e antimperialista del petrolio e dei relativi proventi (ma è ancora incerto e contraddittorio l’auspicabile uso “ecologista”: per superare la civiltà fossile); il Socialismo del XX secolo a cominciare dalle sperimentazioni in patria.
Nel XX anniversario della morte di Thomas Sankara, rivoluzionario presidente del Burkina Faso ucciso nel 1987 in un golpe, ci si augura che l’America Latina e non solo segua la sua esortazione: “Osare inventare l’avvenire”.
Il volume (stampato su carta riciclata – le curatrici e l’editore aderiscono alla campagna “scrittori per le foreste” promossa da Greenpeace) raccoglie saggi e interventi, tra gli altri, di: Aram Aharoniana, Diego Azzi, Rafael Correa Flores, Aleida Guevara March, David Harris, Francois Houtart, William Izarra, Edgardo Lander, Esperanza Martinez, Evo Morales, Joào Pedro Stedile, Aldo Zanchetta.
“Nel 1992 l’associazione Mani tese organizzò a Firenze un convegno dal titolo “America Latina, es tu hora”. Era, però, solo una speranza. Le gemme della “primavera latinoamericana” – così la chiama Frei Betto – sarebbero sbocciate molto tempo dopo. All’alba del XXI secolo. Così, il titolo del convegno “L’Alba della patria grande?”, organizzato dal Comitato Amig@s Movimento Senza Terra- Italia e dalla Rete Radié Resch di Quarrata nel marzo 2007, pur nella sua forma interrogativa, fotografava una realtà, non più un sogno.
Un’alba tanto più interessante in quanto potrebbe riverberarsi felicemente al resto del mondo; perfino costringere gli Stati Uniti e in generale l’Occidente a cambiare modello, in virtù di un combinato disposto di mutamenti politici (rivendicazione del debito ecologico e sociale, nuovi paradigmi – il “vivir bien” di Evo Morales, nuove aggregazioni per affrancarsi dai precedenti padrini padroni statunitensi ed europei) ed emergenze ambientali che richiedono di uscire dal paradigma fossil-capitslistico.
L’America Latina (anche) ci salverà tutti?
O la stiamo caricando di una responsabilità troppo grande?
Certo, è troppo facile delegare ad altri quel che invece ci si dovrebbe impegnare a fare qui; e succede da sempre, con i movimenti di “solidarietà” con l’America Latina e le rivoluzioni di turno. D’altro canto, gli stessi latinoamericani – uno per tutti: Joào Pedro Stedile – ci ricordano che non tutti i paesi sono coinvolti, e che anzi il continente è diviso in tre blocchi, per quanto riguarda i governi: di destra, socialdemocratici, progressisti. Tuttavia l’effetto a valanga sembra destinato a non arrestarsi, in una sinergia fra governi e popoli. Popoli ormai capaci di buttar giù a ripetizione governi corrotti (Ecuador, Bolivia) e perfino, per la prima volta nella storia, trionfare contro un golpe (Venezuela 2002). Popoli e governi in grado di scompaginare completamente i pezzi del gioco di scacchi individuato anni prima da Zbigniew Brzezinski ne La grande scacchiera; che ignorava l’America Latina.
In questo nuovo “gioco” il Venezuela è un “pezzo fondamentale. Nel bene e nel “meno bene”.
Ha risorse economiche. Ha una vocazione internazionalista e antimperialista. Ha il grande compito di contribuire, da paese esportatore di petrolio, al cambiamento del modello di civiltà mondiale, ora insostenibile e ingiusto. Per l’importanza del suo ruolo, e per superare certi superficiali giudizi attraverso un’analisi più approfondita del significato, della rivoluzione bolivariana, abbiamo ritenuto di focalizzarci su questo paese. Il quale del resto ha elaborato e sta cercando di attuare tre progetti di portata storica: l’Alba (Alternativa bolivariana per le Americhe), il sogno di Simon Bolivar, come modello alternativo e solidale di relazioni fra stati, e fra popoli; il socialismo del XXI secolo (ancora ricco di contraddizioni, ma pensato come modello endogeno, partecipato, sostenibile); e l’uso sociale e antimperialista dei proventi del petrolio, e del petrolio stesso. Un uso che, però, non fa ancora della rivoluzione bolivariana un modello ecologista: il dichiarato tentativo di voler creare un tipo di civiltà diverso e non più centrato sul fossile si scontra con la quotidianità di un paese che ne dipende ancora totalmente (…)”
(Tratto dalla introduzione delle Curatrici).
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Non ci resta che invitare i lettori a comprare il libro, a leggerlo, a costruire